Enrico Barsanti
Capitolo II
L'uomo per secoli si è cimentato nel tentativo di prevedere i terremoti, ma la scienza moderna se ne sta interessando ufficialmente, con appositi programmi di ricerca, da non prima degli anni Sessanta e in pochi Paesi al mondo: Giappone, Cina, ex-Unione Sovietica e Stati Uniti d'America. In altre nazioni, questo tipo di studi è ancora più giovane o non esiste affatto. In Italia, almeno fino a qualche anno fa, l'opinione prevalente dei ricercatori era che non esistessero fenomeni precursori inequivocabili e che, quindi, non fosse possibile una previsione di tipo deterministico, ma soltanto probabilistico (F.Mulargia & E.Boschi, 1978 - F.Mulargia, S.Tinti & E.Boschi, 1985). Forse, la ricerca sulla previsione dei terremoti non ha mai dato esiti soddisfacenti anche per la scarsa attenzione riservatale, oltreché per le sue intrinseche difficoltà.
I risultati ottenuti sono insoddisfacenti e riguardano soprattutto:
Quattro sono le direttrici generalmente seguite ai fini della previsione
dei terremoti:
La prima direttrice, tramite anche la costruzione di modelli fisici, non ha dato esiti apprezzabili, presumibilmente perché le cause geologiche generali dei fenomeni sismici sono ancora largamente sconosciute e perché non è sempre possibile stabilire delle relazioni tra ciò che avviene in laboratorio e quello che si verifica effettivamente in natura, se non altro per le alte temperature e le enormi forze e masse presenti nella litosfera e nell'astenosfera, che non sono riproducibili con dei modellini. Uno dei cardini fondamentali della scienza moderna, vale a dire la riproduzione in laboratorio dei fenomeni fisici, qui non è sempre e completamente applicabile.
La seconda direttrice, su cui in questi ultimi anni si è concentrata l'attenzione di molti ricercatori, non ha mai permesso di individuare delle relazioni costanti e significative tra i vari terremoti, anche in ragione dell'incertezza insita nei metodi probabilistici. Le statistiche sismiche, del resto, sono indubbiamente utili per dare un quadro generale sull'incidenza dei terremoti, ma risultano del tutto inaffidabili per i singoli casi.
La terza direttrice, sia per la complessità dei fenomeni che per l'inadeguatezza delle metodologie e dei principi seguiti, non ha permesso di individuare ancora un precursore connesso in modo necessario ed esclusivo ai terremoti, tale da potervi trarre interpretazioni inequivocabili.
La quarta direttrice, infine, si basa sull'opinione, assai diffusa, che i terremoti non siano preceduti da indizi singolarmente certi e che per prevederli si debbano prendere in considerazione tutti i dati a disposizione, in modo da raggiungere la massima certezza prima di diramare un allarme sismico. Questo punto di vista, però, è sostanzialmente di tipo probabilistico: se nessun indizio è sicuro, è chiaro che anche il loro insieme non può offrire la sicurezza, ma soltanto una maggiore probabilità.
Pur sapendo con precisione quali siano le aree del mondo a rischio sismico, e nonostante che i terremoti avvengano generalmente sempre nelle medesime zone, i sismologi non hanno preveduto ancora, per impiego di una qualche tecnica, un solo terremoto, considerando che il caso di Haicheng (Manciuria), del febbraio 1975, notoriamente fu il frutto di coincidenze fortuite. Mancando vere e proprie tecniche di previsione, si studia, si tiene sotto controllo e si cerca di capire una grande quantità di fenomeni particolari ritenuti in vario modo connessi con i terremoti.
Attività di laboratorio
Nei laboratori sono stati condotti molti esperimenti per comprendere le cause
dei terremoti sotto il profilo fisico e, soprattutto, meccanico. A parte
le difficoltà generali, già accennate riguardo a questa direttrice
di ricerca, si è potuto osservare che, comprimendo un pezzo di roccia
mediamente uniforme fino alla sua rottura, esso inizia a frantumarsi prima
di rompersi definitivamente. È molto probabile che in zona focale
si abbia un fenomeno analogo: le rocce sotto stress, prima della scossa
principale corrispondente alla loro frattura, darebbero luogo a tutta una
serie di microscosse (scosse di avvertimento) corrispondenti alle microfratture.
Se però il pezzo di laboratorio è molto uniforme, la rottura
avviene senza frantumazioni, mentre se è poco uniforme non si ha rottura
definitiva. Questo tipo di ricerca, volto a individuare la relazione tra
scosse di avvertimento e scossa principale, ha dato molte informazioni utili
riguardo alla resistenza delle rocce e alle loro trasformazioni fisiche,
ma è stato di poco aiuto per la previsione.
Indagini matematiche
Sono state studiate ricorrenze e periodicità dei terremoti e le relazioni
tra quelli avvenuti in una medesima zona e tra quelli di diverse parti del
mondo, giungendo alla creazione di modelli matematici sulla base della storia
sismica di una regione e di ogni altro fattore utile. Ma l'estremo induttivismo,
che vuole comprendere una storia sismica lunga milioni di anni dall'esperienza
frammentaria di pochi secoli, non può che essere smentito dalla ben
più complessa realtà dei fatti: l'unica volta che in Italia
fu dato un allarme sismico (nel gennaio 1985, in Garfagnana), poche ore dopo
una scossa isolata (peraltro non prevista!) e tenendo conto di quella che
era stata l'evoluzione di alcuni terremoti del passato e delle presunte
condizioni geologiche locali, furono mobilitati a vuoto uomini e mezzi. D'altra
parte, studiando i terremoti che avvengono in una determinata zona sismica,
i tentativi rivolti a individuare statisticamente i tempi di accumulo
dell'energia di deformazione, prima della sua liberazione, sono soggetti
a interferenze dovute ai collegamenti, ancora sconosciuti, che tali terremoti
hanno con la più generale attività sismica del pianeta.
Precursori a lenta evoluzione
Sono stati studiati fenomeni che sembrano essere legati ai terremoti, come
gli innalzamenti e gli abbassamenti del suolo (misurati con prospezioni
geodetiche e altri sistemi sempre più sofisticati), come le variazioni
di colore e temperatura delle acque sotterranee o come l'emissione di gas
radon dai pozzi. Si tratta però di fenomeni non sempre presenti quando
un terremoto sta per attuarsi e con un'evoluzione molto lenta e incerta,
tale da impedire qualsiasi previsione entro archi di tempo compatibili con
la predisposizione delle misure di allarme.
Precursori a rapida evoluzione
Sono stati studiati con molta attenzione, ricorrendo anche a tecniche specifiche
di rilevamento, specialmente quei precursori che sono ritenuti di avviso
immediato, o quasi, dei terremoti. Si tratta, soprattutto, di: foreshocks,
tempi di arrivo delle onde sismiche, variazioni geoelettriche, variazioni
geomagnetiche.
Indagini basate su precursori meccanici
I programmi più completi, come quello giapponese, si basano
sostanzialmente sullo studio di precursori meccanici, che possono essere
sia a rapida che a lenta evoluzione, comprendendo anche i movimenti in atto
della crosta terrestre. Questo tipo di ricerca richiede l'utilizzazione di
apparecchiature sempre più rare e sofisticate. È stato osservato,
ad esempio, che le variazioni della microsismicità (le normali vibrazioni
della crosta, indipendenti dai fenomeni sismici) sono collegate
all'attività sismica; così la tecnica di rilevamento, in questo
settore della ricerca, consiste anche nell'impiego sistematico di speciali
sensori per il controllo dei microsismi. Le ricerche, complesse e costose,
però, non hanno ancora portato a risultati definitivi. Quindi, pur
essendo esse di certo utili per comprendere i rapporti tra i terremoti e
le loro cause, sono per il momento sterili ai fini della previsione.
Combinazione degli indizi
Sono di solito presi in considerazione, contemporaneamente, i seguenti dati
ritenuti particolarmente utili alla previsione dei terremoti: la velocità
delle onde P, il sollevamento del terreno, l'emissione di radon, la
resistività delle rocce e il numero dei terremoti avvenuti in una
regione. Purtroppo, solo dopo un sisma disastroso, si ritiene che certi fenomeni
osservati prima potevano essere veramente dei segnali premonitori.
Paradossalmente, le "previsioni" si fanno dopo l'evento, affermando che il
terremoto poteva essere previsto. Un conto, però, è dire che,
in linea teorica, i terremoti possono essere previsti, e un conto è
prevederli realmente. Non è tanto l'insieme degli indizi ad essere
determinante per una previsione, quanto, invece, ciò che ciascuno
di essi rivela con certezza e in modo inequivocabile.
* * *
Allo stato attuale delle cose, pertanto, non solo non esistono metodi o macchine per la previsione dei terremoti, ma i tentativi fatti finora, sia che si basino su indagini meccaniche, sia geochimiche, sia statistiche, sia strumentali, hanno delle evidenti carenze sul piano delle scelte e/o su quello delle metodologie seguite, che risultano o inutili o non sicure o incomplete o basate su dati di ardua interpretazione. Nonostante molti abbiano scritto sui possibili precursori, pochi hanno tentato di attuare precise tecniche di previsione.
Pur essendo i risultati finora inconcludenti, è cosa estremamente
positiva, comunque, che la previsione in generale sia stata presa in
considerazione dalla ricerca scientifica, sottraendola alle "competenze"
di astrologi e indovini.
Nei quattro paesi indicati all'inizio del presente capitolo sono stati adottati
dei programmi nazionali per lo studio e la previsione dei terremoti.
Programma giapponese
In Giappone, nel 1963, fu istituita una Commissione per la previsione sismica.
Il programma, più volte rivisto, ma sostanzialmente invariato, si
basa sui seguenti punti:
Nonostante che il programma giapponese sia piuttosto ampio, l'impostazione di base è rivolta soprattutto verso i fattori meccanici, come dimostra l'ampio impiego delle risorse nelle misurazioni geodetiche, sismiche e microsismiche. I precursori non meccanici rivestono un ruolo secondario.
Programma americano
Negli Stati Uniti d'America il programma, correlato con quello giapponese,
risale al 1965, ma ha trovato applicazione solo a partire dal 1973. Esso
è troppo vasto per essere illustrato in questa sede, riguardando anche
i rischi collegati ai terremoti, gli aspetti economici, sociali e psicologici.
L'impostazione è comunque anche qui legata soprattutto ai precursori
meccanici. Data però la mancanza, in America, di un'informazione storica
adeguata sui terremoti, molte energie si sono consumate nel tentativo di
comprendere i meccanismi geologici in atto, nella costituzione di una cartografia
dei rischi da terremoto e nell'ingegneria sismica.
Programma sovietico
Nella ex-Unione Sovietica i ricercatori hanno compiuto indagini soprattutto
sui cambiamenti del rapporto tra la velocità delle onde P e delle
onde S, sulla resistività elettrica del terreno e delle rocce, sulle
ricerche geodetiche, sullo stress delle rocce e sul contenuto di radon nelle
acque sotterranee.
Programma cinese
Si dice che in Cina siano state fatte molte previsioni, in questi ultimi
anni, mediante il controllo delle variazioni di livello del terreno e del
campo geomagnetico, nonché perfino osservando il comportamento degli
animali. Tranne, però, il felice caso del terremoto di Haicheng, non
si hanno informazioni precise al riguardo e, sicuramente, non fu previsto
il successivo terremoto di Tangshan (1976), che causò più di
mezzo milione di vittime.
PROGRAMMI DI PREVISIONE E VARIAZIONI
GEOMAGNETICHE
In ciascuno dei suddetti quattro Paesi sono state prese in considerazione
le variazioni del campo geomagnetico come segnale premonitore, con risultati
non uniformi tra le varie esperienze, che mantengono aperta la strada della
ricerca e lasciano dubbi sulle metodologie seguite. È probabile che
questa discordanza sia da attribuirsi a una mancanza di chiarezza sull'oggetto
di studio, la quale ha impedito un adeguato rilevamento dei dati, e al
sostanziale ruolo subordinato in cui questo specifico precursore è
stato relegato.
Per quanto riguarda il Giappone, la conclusione attuale è che almeno
in quel paese i disturbi di origine antropica siano troppo forti per trarre
dalle variazioni geomagnetiche previsioni fondate. Però, questo tipo
di ricerca è stato sicuramente trascurato, considerando che, in rete,
sono stati utilizzati in tutto il territorio nazionale (almeno fino a pochissimi
anni fa) soltanto 13 magnetometri, di quelli a precessione protonica. Qualche
progresso è stato comunque fatto, specialmente utilizzando i magnetometri
del tipo G.S.I. (Geographical Survey Institute di Tokio) per la misura delle
varie componenti, e Rikitake (1987) riferisce di alcune importanti conclusioni
a cui sarebbero giunti in questo Paese sul rapporto tra le variazioni
geomagnetiche, da una parte, e la magnitudo e la distanza epicentrale di
un sisma imminente, dall'altra.
Per quanto concerne gli Stati Uniti d'America, nel 1973 furono installate
70 stazioni magnetiche, distanti tra loro 10 ÷ 15 km, lungo le faglie
di San Andreas e di Sierra, con risultati almeno in parte incoraggianti,
sebbene i dati rilevati abbiano riguardato soprattutto la sola intensità
totale.
Anche dall'ex-Unione Sovietica provengono dati interessanti, pur riguardando
sempre la sola intensità.
In Cina è stato osservato addirittura che gli uccelli e i pesci si
orientano con il campo geomagnetico, dal momento che perdono completamente
l'orientamento se il campo viene artificialmente disturbato. Potrebbe essere
proprio sulle variazioni del campo magnetico terrestre legate a sismi imminenti
che si basa la presunta capacità di previsione sismica attribuita
a certi animali.
Caratteristiche di una previsione valida
Una previsione dei terremoti, per risultare valida e attendibile, dovrebbe
essere di tipo deterministico e basata su dati fisici. In ogni caso, dovrebbe
presentare le seguenti caratteristiche:
Caratteristiche di un precursore utile
Un precursore valido e attendibile dei terremoti dovrebbe avere le seguenti
caratteristiche:
L'incidenza di fallibilità in una previsione deterministica sarà
ovviamente precisabile solo dopo anni di osservazione e sperimentazione in
varie zone sismiche e dipenderà dal livello tecnologico raggiunto
nell'isolamento e nell'utilizzazione dei precursori. Il margine di errore
risulterà comunque sempre piccolo e trascurabile, in un bilancio dei
vantaggi e degli svantaggi.